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IDONEITÀ ALLA LEADERSHIP

4.2 Risultati ed analisi delle autovalutazioni

4.2.3 Riassunto delle autovalutazioni

4.2.3.1.4 Perché non ti piace il siciliano?

Si trova anche l’autodenigrazione tra i giudizi ottenuti dai giovani siciliani, cioè che valutano negativamente la propria varietà o dialetto che Galli de’ Paratesi (1984) e Baroni (1983) hanno trovato più frequentemente appunto presso i parlanti meridionali e che anche Ruffino (2006) afferma tramite i giudizi nei bambini particolarmente siciliani. La tendenza nella presente ricerca è però quella che chi esprime di non stimare tanto il dialetto, spesso non lo usa o non lo conosce molto bene. Di tutti i giovani informatori il 15% dice che a loro non piace il dialetto, e tra gli aggettivi negativi che descrivono il siciliano troviamo “fastidioso, grezzo, maleducato, poco colto, poco elevato, poco fine, poco gentile, rozzo, rude, scorretto, volgare, zaurdo”. I giudizi negativi si distribuiscono per le sottocategorie come mostrato nella tavola 4.18.

Tavola 4.18: Risposte negative distribuite per giudizi, numeri reali e percentuali.

Giudizi Consci Normativi Pseudolinguistici Sociali Misti Altri Tot Estetici Funzionali

6 10 12 4 11 12 3 58

% 10,3 17,2 20,7 6,9 19,0 20,7 5,2 100

Le risposte consce

Il 10% delle risposte negative consce è tipicamente del genere “non mi piace/affascina” oppure “preferisco parlare in italiano”, tranne una risposta più ragionata come la seguente:

Penso che alcune persone usano il dialetto solo perché non conoscono l’italiano, perché non hanno avuto una buona istruzione, però alcune persone legate alle loro origini lo parlano perché piace loro e sono fieri della loro cultura. Queste ultime persone le ammiro e mi fanno apprezzare il dialetto (LS1 5-10).

Alcuni ragazzi che sono scettici nei confronti dell’uso del dialetto sono allo stesso tempo positivi per quanto riguarda l’uso dialettale nelle situazioni appropriate;

vedono il legame tra il dialetto e le tradizioni e l’origine siciliane come una cosa positiva, sempre a patto che vengano rispettate le regole dei domini d’uso.

Le risposte normative

La tipica risposta normativa negativa è che non piace il dialetto agli adolescenti perché comprendono meglio l’italiano. Spesso non danno altre spiegazioni oppure dicono che è perché l’italiano è comprensibile per tutti, o che è meglio avere una lingua unitaria. La spiegazione può anche essere che non capiscono il dialetto o che non lo sanno usare mentre l’italiano è molto chiaro. Altri rispondono che è

“indifferente, ma non un modo formale ed educato per esprimersi” (IM 4-6), mentre una ragazza sostiene che non le piace il dialetto siciliano “perché usa termini incapibili e troppo complessi” (LS2 3-10). È probabile che questa ragazza non ha imparato il siciliano da piccola, perché se l’avesse sentito da bambina, l’avrebbe capito e forse non giudicato come difficile. La prossima risposta mostra lo stesso giudizio anche se è più esplicito nel giudizio sostenendo che il siciliano “è un dialetto con molti errori grammaticali” (IM 2-20). Forse intende dire che spesso viene utilizzato nel modo sbagliato, o che è complesso. Possiamo almeno ipotizzare che neanche questo giovanotto abbia avuto alcuna precedente istruzione nel dialetto e perciò gli manca la competenza. I giovani associano spesso il dialetto a qualcosa sbagliato, non adatto e non educato. I corrispondenti pregiudizi in Ruffino (2006, p.

67) sono del tipo “L’Italiano è una lingua piena di grammatica, invece il dialetto è

una lingua con meno grammatica” detto da un bambino di Padova. I ragazzi associano la lingua italiana con quella normativa e scritta, forse per questo lo associano alla grammatica che per loro è impegnativa, ma apprezzata, mentre al dialetto di cui sono abituati come lingua orale e quindi non scritta, associano meno regole, cioè meno grammatica. Sono spesso d’accordo che la lingua nazionale è più corretta e allora più impegnativa nell’apprendimento rispetto al dialetto. Che una lingua, essa sia il siciliano o l’italiano, sia impegnativa, per i giovani semplicemente può significare difficoltà ad acquisirla. Il 17,2% delle risposte negative è di natura normativa.

Le risposte pseudolinguistiche

Vediamo dalla tavola 4.18 che il 27,5% dei giudizi negativi è di carattere

pseudolinguistico. In questa categoria troviamo le risposte brevi di natura estetica degli aggettivi riportati sopra che descrivono un aspetto negativo del dialetto insieme a poco elegante, un po’ troppo rozzo, oppure questa risposta che nomina più di un aspetto negativo sul siciliano: “È grezzo, esatto, ‘zaurdo’ XD, truzzo, torpo, poco raffinato” (LS1 4-21). Usa termini dialettali per descrivere quanto disprezza lo stesso dialetto. I giovani che hanno un giudizio funzionale sul dialetto, rilevano soprattutto che non deve essere usato in occasioni sbagliate, ma spesso vedono

contemporaneamente un lato positivo che se viene usato per scherzare, per proverbi o solo perché è utile in un discorso familiare, può andare bene lo stesso: “Non tanto.

Non mi piace sentirlo e parlarlo spesso. Ma magari in certe occasioni con amici per farsi 4 risate oppure quando magari sto litigando con qualcuno, per accentuare il valore delle parole la dico in siciliano.” (IM 4-16).

Le risposte sociali

Gli stereotipi si presentano soprattutto nelle risposte sociali che costituiscono il 19%

di quelle negative. Alcune di queste risposte hanno una forte espressività che talvolta sono estreme, specialmente quando i giovani esprimono che il dialetto non piace se l’utente è di una certa età, di genere sbagliato oppure se rappresenta un ceto sociale troppo basso: “insomma, è da zaurdi” (IM 2-1); o che “piace, ma a volte da fastidio se usato ad esempio da donne o bambini” (ITI 5-5) oppure “perché sembri una persona

‘zaurda’ specialmente parlato da una ragazza” (LS2 2-20); o semplicemente “perché non è molto educato parlare in dialetto con una persona più grande” (ITI 2-20). In queste risposte i ragazzi intenderanno che è sbagliato usare il siciliano in contesti formali di una certà autorità o con gli anziani, situazioni che invece richiederebbero la lingua nazionale. Troviamo in questa categoria anche le risposte in cui sostengono che il dialetto viene usato dai parlanti senza istruzione: “Non mi piace molto perché secondo me rispecchia la realtà più brutta della Sicilia, facendoci apparire persone poco colte e a volte ignoranti” (LS1 4-19); “Perché è una lingua troppo popolare, che usano gente di basso ceto sociale” (LS1 2-8); “Non mi piace molto perché di solito le persone che parlano questo dialetto quasi come unica lingua sono ignoranti” (LS1 5-3); “Perché una persona moderna e colta, come me, non parlerebbe mai un dialetto, lingua usata da persone non colte e all’antica” (LC 5-13); “Penso che i dialetti (in generale) indicano spesso che la persona non si sappia esprimere” (LC 2-9).

Ruffino chiama questi giudizi psico-linguistici e sono tra i più impressionanti anche delle sue testimonianze, perché nell’immagine del bambino l’uso linguistico, anzi il dialetto, può arrivare ad essere associato alla “cattiva azione”. Riporto alcuni testi tutti da giovanissimi palermitani (2006, pp. 92-93)49: “Chi parla il dialetto non ha la coscienza pulita”; “Se mia madre sente che dicco una parola in dialeto mi lava la lingua con il sapone”; “… e dico parolacce ma però mi scappa e dopo mi pento”.

Altri rimpiangono che non sono nati in un altro posto per poter evitare l’accento siciliano, o dicono che stanno zitti a scuola per evitare di vergognarsi della propria parlata, mentre una bimba palermitana consegna il seguente testo assai straziante: “[Il dialetto p]orta impressione e paura come la mafia; sembra che siamo nel terrore. È una lingua molto cattiva che ci fa diventare più cattivi di una volta. Costringe a fare guerre e a uccidere persone innocenti” (Ruffino, 2006, p. 93).

49Le testimonianze de L’indialetto ha la faccia scura sono riportati con fedeltà con eventuali errori scritti dai bambini.

Risposte miste

Anche per le risposte negative un quinto delle risposte sono di sottocategorie miste, le prime riportate sono giudizi normativi misti con quelli sociali: “Perché non lo

comprendo bene e mi sembra un modo di esprimersi poco gentile” (IM 5-17); con il giudizio funzionale, in questo caso non è adatto usarlo con gli stranieri che non capiscono il dialetto: “Conoscerlo è buono ma non mi piace parlarlo perché penso sia un modo grezzo di parlare e penso che quando sono fuori con ragazzi italiani di altre città loro non capiscono niente da ciò che dico!” (LS1 3-2); la prossima aggiunge sia un giudizio estetico sia sociale: “Ho sempre preferito i dialetti del nord perché mi sembrano più belli, il siciliano mi sembra più difficile poiché a differenza degli altri dialetti sembra un’altra lingua, non ha solo gli accenti diversi. E mi sembra un po’

rude..” (LS1 3-25); oppure la seguente che contiene anche un giudizio funzionale:

“Non riesco a capirlo se è pronunciato troppo veloce, e inoltre mi sembra come se fosse scorretto. Non ha nessuna musicalità e ha un accento fastidioso. Preferisco parlare in italiano e poi magari dire due parole in siciliano per scherzare su una cosa”

(LS1 3-15). Le prossime risposte collegano il giudizio conscio con quello funzionale:

“Non tanto perché a parer mio dovremmo parlare tutti l’italiano essendo cittadini italiani e soprattutto perché il dialetto siciliano è ricollegato a una cultura e istruzione medio-bassa” (LS1 4-15); “Così così perché credo che fa parte di me ma non mi servirà in futuro” (LS1 3-3). L’ultima risposta rivela un certo obbligo che il soggetto sente nel portare avanti le tradizioni del dialetto, che però non pensa comunque di utilizzare. Una risposta può essere di carattere estetico e funzionale in tutta la sua semplicità: “Mi sembra volgare specialmente in certe occasioni” (LC 2-1); oppure estetico e sociale in tutta la sua complessità: “Perché secondo me l’uso troppo frequente del siciliano da parte di una persona mette molto in mostra una sua natura un po’ più “grezza”, e odiando le persone grezze non è piacevole sentirlo spesso” (IM 3-15). Sociale e conscio: “Non piace perché mi sembra una lingua poco colta, però secondo me lo si deve conoscere poiché fa parte degli usi e costumi della propria regione” (IM 2-17) oppure “Diciamo che non mi piace perché è una lingua un po’

rozza, poco elegante e non mi piace sentirlo parlare ai giovani d’oggi” (LS1 3-8).

Sociale e funzionale: “Mi da la sensazione di una persona ignorante quando lo sento

parlare ma se sento qualche parola se si scherza non mi da tanto fastidio” (LS1 3-23);

o finalmente estetico e conscio: “Preferisco parlare l’italiano e considero il siciliano una lingua volgare” (ITI 2-21).