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2. Lingua e dialetto

2.5 Il linguaggio giovanile

Radtke (1993) propone una varietà giovanile nazionale, cioè una varietà

relativamente omogenea o tante varietà che si distinguono dalla lingua comune della regione. Tanti studi hanno messo in luce che la lingua dei giovani rappresenta una serie di tratti e tendenze che assomigliano l’una all’altra nella maggior parte delle lingue (Banfi & Sobrero, 1992; Stenström et al., 2002; D’Agostino, 2007; Alfonzetti, 2012). Ciò implica che esista una serie di tratti comuni o universali

indipendentemente da qualunque lingua particolare presa in esame. Questi tratti universali possono risultare da fattori sociali o cognitivi comuni per giovani di tutte le

17 Elvira Assenza (2012) ha analizzato un corpus di conversazioni in chat in cui giovani siracusani hanno usato Messenger per le loro quotidiane “chiacchierate” on-line. La chat assomiglia forse più all’interazione orale tra le modalità di comunicazione sincronica e i giovani utilizzano il dialetto in modo simile a quando parlano, cioè mostrano un uso legato alla funzione fàtica, con allocuzioni e interiezioni, saluti e formule di apertura e chiusura dei messaggi. Il dialetto si manifesta soprattutto in singoli elementi mischiati con altre lingue, ciò anche nella creativa formazione dei nickname che i giovani usano, solo per nominarne due: Lucalucazzu e Martafaccibedda (Assenza, 2012, p. 184).

comunità dove l’età è l’unico denominatore comune. Possono essere tratti come l’impiego della lingua per giocare e creare nuovi lessemi; l’uso eccessivo di parolacce e di insulti e termini di abuso o di tabù; l’inserzione di suoni non lessicali e parole onomatopeiche. I discorsivi pragmatici e la commutazione di codice contribuiscono anche notevolmente al repertorio linguistico dei giovani, con il modo particolare di entrare in vari ruoli e di recitare discorsi diretti, su cui torneremo.

D’Agostino (2007, p. 188) e Alfonzetti (2012, p. 21) sostengono giustamente che al linguaggio giovanile si possono solitamente attribuire le tre seguenti funzioni:

 La funzione identitaria: che segnala l’appartenenza al gruppo e

contemporaneamente l’esclusione degli adulti o degli altri gruppi giovanili;

 la funzione di autoaffermazione della propria individualità oppure quella del gruppo;

 la funzione ludica, che è prevalente ed interrelata con le precedenti ed in cui il dialetto gioca un ruolo importante.

Le varietà giovanili si collocano attorno alla vicinanza comunicativa della sfera privata, familiare ed emotiva, sono caratterizzate da un parlato informale che si manifestano nell’italiano contemporaneo con forme quali ciao al posto di buongiorno e tu al posto del lei (Radtke, 1993, pp. 209-210). I giovani contribuiscono così alla trasformazione della lingua italiana contemporanea con un nuovo profilo non marcato né a livello diastratico né diatopico, e arricchiscono la lingua italiana di un nuovo sub-standard che punta su registri in situazioni informali.

Oltre al basso grado di formalità, questi registri sono caratterizzati da un uso frequente di parole generiche (coso, cosa, faccenda e roba); uso di un lessico ridotto con frequenti ripetizioni; uso frequente di parole abbreviate (moto, bici, prof); e un uso frequente di parole tabù appartenenti alla sfera religiosa, sessuale o escrementizia come intercalari: Cristo! Madonna! Mìnchia! (Grassi et al., 2001, p. 171). Ricorrono frequentemente ad argomentazioni semplificate, frasi interrotte e uso del sottinteso tra amici che si conoscono bene.

I giovani usano la lingua in modo più irriflessivo e meno sorvegliato, il che è tipico delle situazioni informali e destrutturate con espressioni vaghe e vari modi di rafforzare la lingua. Ricorrono spesso a un mix di varietà e sottovarietà colloquiali e

adoperano frequentemente le lingue speciali dello sport, della moda o della droga, della musica o dell’informatica, solo per nominarne alcune. Usano spesso una componente di carattere innovativo. Tramite eufemismi o disfemismi producono una connotazione o ironica o dispregiativa come elemento di una tecnica ludica.

Sostituendo per esempio genitori con i sapiens oppure fossili o semifreddi, ridicolizzano le persone denominate in un modo comico che connota in modo estremo l’anzianità, dalle forme ironiche a quelle più estreme che danno associazioni alla morte, anche se in modo benevolo (Radtke, 1993, p. 207). Hanno un parlato conversazionale spontaneo, improvvisato senza pianificazione, frammentario e apparentemente disordinato. Il linguaggio giovanile è caratterizzato da interruzioni e sovrapposizioni, riprese pronominali anaforiche e deittiche prive di antecedente esplicito, cioè riprendono un termine antecedente nel discorso che non c’è nel testo.

Un esempio tipico è l’intercalare niente che può riempire un vuoto semantico e garantire il mantenimento del turno, ma può anche portare a termine una

pianificazione sintattica fallita (Radtke, 1993, p. 211). Alcuni tratti del linguaggio giovanile, come il pronome gli al posto di ‘a cui, a lui/lei’ o ‘a loro’ oppure gli fa invece di ‘gli dice’ sono anche diffusi nelle varietà basse di alcuni italiani regionali (Berruto, 2010, p. 13). I giovani usano elementi lessicali di carattere gergale come pippe, atti di masturbazione, oppure spinelle, fumate di marijuana. Spesso lessemi dialettali vengono inseriti nel vocabolario regionale italiano: la parola siciliana mìnchia ne è un ottimo esempio. Deriva del latino mentûla ‘pene’, ormai deprivata dal significato originale e frequentemente usata anche fuori dalla Sicilia come esclamazione di meraviglia, di ira o di stupore con valore rafforzativo.

Possono ricorrere anche a lingue straniere con anglicismi dal lessico

dell’informatica: Hardware per ‘aspetto fisico’, un bit per ‘un attimo’ o googlare per

‘cercare su internet’ attraverso il motore di ricerca Google18. Possono usare ispanismi o termini ripresi da altre lingue, ma spesso ricorrono al dialetto per incrementare la forza ludica dell’enunciato. Entrando poi nel merito dell’uso del dialetto da parte dei

18 Per gli anglicismi (integrali o parzialmente adattati) nella lingua degli utenti dei social network in Italia si rimanda a Vera Gheno (2019).

giovani, Radtke (1993, p. 193) sostiene che il dialetto non caratterizza in prima linea la parlata dei giovani, perché serve soprattutto a prendere le distanze dal lessico degli adulti rafforzando l’idea della diversità. Sottolinea che la dialettalità dei giovani si manifesta come contrappunto anticonformista del divieto di parlare dialetto che i genitori imponevano ai figli negli anni Cinquanta e Sessanta e non dev’essere interpretato come rivalutazione o reintroduzione della realtà dialettale di una volta (Radtke, 1993, p. 212). Dice inoltre che la consapevolezza dell’uso dialettale all’interno delle varietà giovanili è assente, e che in molti parlanti la competenza dialettale esiste solo come ausilio o mezzo per mettere insieme forme nuove e tradizionali per creare un contrappeso alle varietà degli adulti e che non sono portatori della futura comunicazione dialettale. Il lessico dialettale perde con gli adolescenti la sua originaria funzione e viene aggiornato in un contesto italianizzante.

Allora non c’è dubbio sul fatto che i giovani utilizzano il dialetto; c’è solo un disaccordo sul significato dell’uso che ne fanno. Anche Trifone (2007, p. 139) sottolinea l’importanza del valore affettivo che il dialetto ricopre nel linguaggio giovanile: “L’elemento linguistico locale può essere utilizzato non solo a fini espressivi o ludici, ma anche come fattore di rinforzo dell’identità di gruppo.”