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Insultare: diverse tipologie di offesa

In document 72013 e F20C1 (sider 75-78)

2. PRODURRE ATTI LINGUISTICI: L’INSULTO E LE SUE MOLTEPLICI APPLICAZIONI

2.5 Insultare: un atto linguistico che usa e sfida i taboo, e non solo

2.5.2. Insultare: diverse tipologie di offesa

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2) Motivazioni psicologiche: la stimolazione di alcuni sentimenti, come la paura o la percezione di una minaccia, inviano al cervello degli input che verranno processati e rielaborati sottoforma di reazione impulsiva o attraverso una risposta più ponderata e sintatticamente più complessa ed elaborata;

3) Esigenze socioculturali: l’insulto bersaglia l’identità personale e collettiva degli individui, i quali utilizzano questi atti per affermare la distinzione tra sé stessi (singoli o in gruppo) e gli altri, in relazione alle dinamiche di ingroup e outgroup analizzate in precedenza.

L'insulto, in quest’ottica non è solo negativo, infatti l’utilizzo di tali scelte lessicali può avere anche uno scopo aggregativo, producendo coesione e consolidamento dell’appartenenza al gruppo, si pensi alle tifoserie calcistiche.

Per i motivi appena analizzati, l’osservazione di tale linguaggio deve avvenire contestualmente alla comprensione del contesto, quello che viene detto contiene delle intenzioni comunicative da parte del soggetto parlante, questo può cambiare in base al contesto in cui viene detto e da chi viene pronunciato (Santoro, D., Penco, C. (2012). Se ne deduce che lo studio di questa tematica deve essere effettuato adottando prospettiva multidisciplinare, coinvolgendo anche, solo per citarne alcuni, la psicolinguistica e la sociologia.

Un ultimo aspetto da considerare nell’analisi degli insulti è quello relativo all’impoliteness, ovvero la violazione di alcune norme sociali di cortesia che minacciano la faccia altrui. L’osservazione delle norme di cortesia, regolamentate o dettate dal buon senso, segnala la volontà del parlante di instaurare una relazione equa e rispettosa; al contrario una sua trasgressione può essere l’indice di una scortesia involontaria o mirata a offendere l’altro (Miłkowska, K. 2019). Inoltre, come è stato analizzato da Alfonzetti (cfr. 2017; 2020), la scortesia rappresenta una violazione dei principi di cooperazione e pertinenza di Grice; infatti, la cooperazione si basa sull’assunto che entrambe le parti coinvolte nell’atto comunicativo rispettino le regole della comunicazione per mantenere l’equilibrio sociale.

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non vengono percepite come offensive dall’interlocutore. Come è stato visto, l’insulto può essere un atto impulsivo, violento e aggressivo, premeditato e ponderato attraverso una scelta linguistica più complessa, o utilizzato come simbolo aggregante all’interno di un gruppo funzionale al consolidamento identitario e collettivo. Ai fini dell'ottenimento del raggiungimento dell’atto perlocutorio, la scelta di quali parole usare e in che modo pronunciarle risulta, quindi, fondamentale. L’atto di insultare appartiene alla natura umana, infatti Alfonzetti e Beretta Spampinato (2009, p. 6-7), hanno individuato, attraverso l’analisi diastratica dei testi medievali, una classificazione degli insulti a livello pragmatico definendone parametri differenti, i quali possono considerarsi validi anche su un piano sincronico:

1. forma: formulari o creativi, riguarda l’utilizzo di insulti o di parole senza una reale connotazione negativa, le quali rappresentano un aspetto creativo nell’uso di questo linguaggio;

2. atteggiamento: riguarda la produzione di atti proposizionali o non proposizionali, quindi ponderati o impulsivi; ma anche la ritualizzazione dell’insulto o l’aggressività di un singolo enunciato; l’atteggiamento fa riferimento anche all’aspetto aggregativo degli insulti;

3. oggetto della valutazione negativa: a essere coinvolti possono essere l’aspetto fisico (ciccione\a, lardone\a), azioni in cui rientrano i fenomeni di body shaming, presenti soprattutto sui social network; ma anche il carattere, i costumi e i comportamenti possono essere oggetto di offese.

4. grado di esplicitezza: espliciti/convenzionali (in riferimento a parole connotate negativamente quali: puttana, frocio e negro); o impliciti (ovvero quei contenuti ingiuriosi non chiari ed espliciti). A livello di scelta lessicale gli insulti convenzionali possono suddividersi sulla base di metafora e metonimia:

a. confronti con sostanze e oggetti inanimati: possono prendono di mira l’aspetto fisico, ad es., scopa o mazza di scopa, lardo nella variante lardone\lardona, cesso, usato indistintamente per i generi maschili e femminili; mentre parole escrementizie come merda e stronzo si riferiscono generalmente ad aspetti del carattere;

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b. confronti con animali: sono molto diffusi sia per offendere il lato estetico come ad es. balena, cozza, scorfano per le donne, scimmia per gli uomini, ma è stato analizzato in precedenza anche nei confronti di una donna; il loro uso è anche rivolto alla descrizione caratteriale come ad es. asino, mulo, cane, vipera, oca; o prendendo di mira i costumi come ad es. cagna e troia41 per le donne e porco, maiale per gli uomini. Per la parola troia si potrebbe discutere sul suo utilizzo non più esclusivo solo per le donne ma anche tra uomini; infatti, viene utilizzata anche tra maschi omosessuali, attuando una femminilizzazione del soggetto, o tra eterosessuali affiancato dal suo alternativo puttana.

c. confronti con elementi umani: 1) professioni: solitamente le professioni stigmatizzate sono quelle ritenute più degradanti e con scarsa istruzione come il muratore, lo scaricatore di porto, il facchino, il camionista, il birraio, il paninaro, la sciampista, la prostituta. 2) costumi o comportamenti: assassino, buffone, bugiardo, ipocrita, infame, ladro, mascalzone, ribaldo, spia, vigliacco; 3) nomi propri: come il Giuda cristiano 4) titoli in aggiunta a nomi comuni o propri: conte del cazzo;

d. credo religioso, appartenenza politica ed etnica: frequentemente usati nei discorsi di odio, a esempio si possono osservare fascista, comunista, ebreo, negro, vu cumpra’, terrone, marocchino;

e. abitudini sessuali: lo stigma avviene offendendo l’orientamento sessuale e nelle sue versioni più esplicite troviamo finocchio, frocio, ricchione, lesbica; o anche le abitudini sessuali come puttana, troia, bagascia e frigida.

f. filiazione o altre relazioni familiari: sono annoverati tra gli insulti più antichi, come a esempio bastardo, figlio/a di puttana;

g. insulti di rimbalzo: l’offesa colpisce denigrando una terza persona come il diffusissimo cornuto o figlio di puttana.

41 https://www.treccani.it/vocabolario/troia/ (consultato il 10.04.2022)

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Ai criteri elencati devono essere aggiunte le varietà diatopiche legate ai dialetti regionali e i vari switching e mixing con le lingue straniere, i quali implicano un’analisi doverosa sul contesto in cui vengono prodotti gli insulti. Spesso in questa tesi si è affrontato il tema dell’uso della lingua, del suo aspetto pragmatico e della necessità di ampliare il campo di analisi quando si definiscono gli atti linguistici. L'analisi del contesto risulta fondamentale anche per quanto riguarda gli insulti, in quanto il loro fine, pur avendo prevalentemente aspetti negativi, può essere ricondotto a altre pratiche sociali. Bazzanella (2020, p.18), a tal proposito, definisce tre elementi importanti per l’analisi del contesto: 1) forme di comunicazioni, in quanto l’uso dell’insulto durante un’interazione faccia a faccia permette all’enunciatore di utilizzare i segni para verbali per chiarire il tono con cui l’insulto viene pronunciato, permettendo inoltre una correzione in relazione alla reazione del destinatario. Questo non succede con la MCM, come è stato già affermato precedentemente; 2) le relazioni tra gli attori coinvolti nella comunicazione, in quanto in presenza di un rapporto di asimmetria di potere tra di loro, ci può portare a una valutazione differente dell’insulto. L'utilizzo degli insulti può avvenire tra individui dove uno dei due si trova in una situazione di inferiorità per status (ad es. Forze dell’ordine - cittadino; capo - dipendente);

per stato psicofisico (ad es. Un soggetto con una infermità); per conoscenza della lingua (es.

italiano-straniero); per cultura (nelle società machiste il rapporto tra uomo e donna è impari); 3) luogo e tipo d’interazione, è fondamentale osservare dove e tra chi avviene l’insulto.

Quest'ultimo punto merita un ulteriore approfondimento, in quanto permette di analizzare gli atti linguistici, considerati prettamente come produzioni lessicali con lo scopo di ferire il o i riceventi, anche su un aspetto storico legato agli insulti: i rituali.

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