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Grice: Implicature e massime conversazionali

In document 72013 e F20C1 (sider 32-38)

1. INTERAGIRE,COMUNICARE, RICONOSCERE I CONTESTI

1.2 Pragmatica linguistica: dall’applicazione moderna alle teorie classiche

1.2.3. Grice: Implicature e massime conversazionali

Nell’analisi della teoria degli atti linguistici elaborata da Austin è stato affermato che dire qualcosa equivale a fare qualcosa. L'autore nei suoi studi si è soffermato sull’atto illocutorio e il

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suo effetto perlocutorio, identificandolo con una risposta di felicità o infelicità, non considerando alcuni aspetti relativi alla sfera cognitiva degli attori coinvolti nella comunicazione. Il filosofo Paul Grice, qualche anno dopo la prima pubblicazione di “How to do things with words”, riscontrando alcune zone fallacee nella teoria di Austin, analizza inizialmente il concetto di meaning, con il quale si fa riferimento all’approfondimento dell’aspetto piscologico e sociale dell’enunciatore e dell’enunciatario; il significato non è puramente semantico ma anche intenzionale. Per il filoso inglese, ai fini di un’analisi completa dell’enunciato, è fondamentale chiedersi quali siano le motivazioni psicologiche o comportamentali che inducono le persone a produrre determinati atti linguistici. Inoltre, le suddette motivazioni devono essere applicate anche al destinatario dell’illocuzione per comprenderne le sue reazioni; la ricezione del messaggio e la conseguente risposta dipendono da entrambe le parti coinvolte (Grice, H.P. 1968; Grice, H.P. & Warner, R.

2001). Seguendo la teoria di Grice, ne consegue che la definizione del linguaggio ordinario basata sul che cosa viene detto non è più sufficiente per descrivere gli atti linguistici, i quali vanno analizzati anche sulla base delle implicature e permettono la decodifica di ciò che non viene detto esplicitamente ma è parte dell’atto illocutorio stesso (Bianchi, C. 2013). Le implicature sono delle aggiunte all’enunciato proferito esplicitamente e come tali non devono essere date per scontate, possono essere di due tipi:

1) Implicature Convenzionali. In linguistica è solito supporre che connettivi quali ma, ancora, perciò dipendano dal loro significato convenzionale e non dal contesto d’uso (Bach, K. 1999). Utilizzando un comune esempio dalla letteratura di Grice (cfr. Bianchi, C.

2013. p. 113; Salmon, W. 2011. p.3417) sarà possibile chiarire questo primo punto. Negli enunciati:

a) Maria è povera ma onesta;

b) Maria è povera e onesta.

La condizione di verità viene soddisfatta da entrambi (a) e (b), con la differenza che (a) indica un contrasto tra l’essere poveri e l’essere onesti senza esplicitarlo. In questo caso ma indica convenzionalmente la congiunzione avversativa che esprime la contrapposizione con il termine precedente15. Bach (1999) e Pott (2017) definiscono tale

15 https://www.treccani.it/vocabolario/ma1/ (consultato il 28.021.2022)

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descrizione incompleta e non totalmente esaustiva. Bach, individua una lista più completa di probabili espressioni di implicature convenzionali definite ACIDs (alleged conventional implicature devices) (Bach, W. 1999. p.333) in cui oltre ai connettivi vengono individuati i verbi implicativi (bother, manage, fail), avverbi (already, still, already, also, barely, either, only, scarcely, still, too, yet), congiunzioni subordinate concessive (even though, althought, despite), al fine di dimostrare che le implicature sono soggette ad un'interpretazione personale come nell’esempio:

c) Arturo era un avvocato ma era onesto;

d) Nonostante Arturo fosse un avvocato, era onesto;

e) Arturo era un avvocato, nonostante questo era onesto (Id, p.334);

Come negli esempi (a) e (b) anche negli enunciati (c), (d) ed (e) l’intuizione che si voglia affermare qualcosa in contrapposizione con un’altra fa parte della ricerca forzata delle implicature, per Bach (id. P.335) “if something really is part of what is said, you can't say the something if you leave it out”.

Un po’ meno estrema risulta essere l’analisi di Pott, il quale parte dalle critiche di Bach e ne ricava che le implicature convenzionali sono più difficili da parafrasare rispetto ad un’analisi di livello discorsivo. Si prendano ad esempio i verbi implicativi farcela e fallire (manage e fail) evidenziati da Bach ed usati da Pott (2017. P.667)

Bartolo ce l’ha fatta a superare l’esame.

Livello Descrittivo= Bartolo ha passato l’esame

Implicatura C. ≈ Bartolo ha impiegato tutte le sue forze per passare l’esame Bartolo ha fallito il superamento dell’esame.

Livello Descrittivo= Bartolo non ha passato l’esame

IC ≈ Bartolo ha impiegato tutte le sue forze per passare l’esame

Nei due enunciati risulta evidente che le implicature non rispecchiano totalmente il livello descrittivo ma entrambi possono essere considerati validi se usati per rispondere alla

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domanda Bartolo ha superato l’esame?. Il livello descritto risulta, quindi, più immediato mentre l’implicatura è più difficile e approssimativa. Inoltre, per Pott, le IC sono degli impegni presi da parte dell’interlocutore, nel quale vengono fatte delle scelte linguistiche in base al proprio significato (Pott, C. 2015. P.11). Le suddette operazioni di scelta ricadono anche su quelli che vengono definiti ‘epiteti espressivi’, i quali rappresentano il corpo di studio di questa tesi. Espressioni come ‘damn’ o ‘asshole’ non possono essere analizzate secondo un approccio puramente semantico in quanto necessitano un approccio multidimensionale, tra cui l’analisi del contesto (id. P.153-193; Salmon, W.

2011. P.3419-3421). Per esempio (Salmon, W. 2011. P. 3420):

f) Maria stava appunto dicendo che questo stronzo di bambino ha colpito la sua macchina con il suo triciclo

Tale affermazione implicherebbe che un bambino ha colpito l’automobile di Maria e lei lo abbia definito ‘stronzo’ ma senza il contesto è difficile capire il significato che viene attribuito a tale insulto. Ascoltando l’enunciato (f) l’ascoltatore non è a conoscenza che l’epiteto è stato aggiunto dall’enunciatore e non pronunciato da Maria, il contesto direbbe quanto segue:

Maria e Giovanni stanno parlando di un grande graffio sulla nuova macchina di Maria, causato da un bambino con il suo triciclo mentre l’auto era parcheggiata. Maria è ovviamente arrabbiata. Alla conversazione si aggiunge Carlo e Giovanni gli dice:

Maria stava appunto dicendo che questo stronzo di bambino ha colpito la sua macchina con il suo triciclo”

[Ma Maria protesta]:

"Aspetta un attimo! Non ho detto che è uno stronzo. È un bambino di 3 anni”

Per concludere la definizione delle implicature convenzionali è possibile affermare che sono rappresentate da un determinato tipo di enunciati che non rappresentano integralmente ciò che

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il parlante sta dicendo, dovremmo quindi adottare un approccio orientato maggiormente su quest’ultimo e al contesto in cui viene emesso.

2) Implicature Conversazionali. Queste fanno parte del contenuto dell'enunciato, ma non sono codificati dal significato linguistico, il parlante implica qualcosa che non viene detto.

Come è stato analizzato nelle implicature convenzionali, Grice intendeva separare l’aspetto semantico da quello pragmatico, una distinzione difficilmente applicabile in ottica degli atti linguistici, l'attribuzione di un significato univoco alle parole e agli enunciati risulta limitante. Si veda l’esempio (Allot, N. E. 2018. P. 2)

g) Marco: Vuoi mangiare un po' di questa torta al cioccolato?

Amelia: Sono a dieta.

La risposta di Amelia afferma il suo attuale regime alimentare ed implica che non mangerà la torta. In questo momento dell’analisi può sorgere spontaneo il dubbio su come tali implicature possano essere decodificate da chi le ascolta. Nel processo di decodifica delle implicature, per Grice, è importante che i soggetti coinvolti nella comunicazione collaborino tra di loro, introducendo il principio di cooperazione e delle massime conversazionali, vale a dire una serie di criteri su cui si basano gli atti comunicativi (Grice, P. H. 1989. P.26; Lumdsen, D. 2008 p. 1897). Le massime individuate sono quattro:

(I) Massima di quantità: dare tutte le informazioni necessarie per la codifica del messaggio, tutto ciò che non è funzionale alla comunicazione è inutile;

(II) Massima di qualità: dire solo cose vere e non quelle che sono ritenute false o non verificate;

(III) Massima di relazione: bisogna scambiarsi contenuti pertinenti alla comunicazione in atto;

(IV) Massima di modo: evitare le ambiguità, seguire una costruzione logica di causa ed effetto ed essere concisi (Atlas, J. D. 2005. p. 59-61).

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Nell’esempio (g) Amelia risponde rispettando le quattro massime fornendo un’informazione completa, sintetica, chiara e pertinente. Si ipotizzi una situazione differente:

h) Marco: Vuoi mangiare un po' di questa torta al cioccolato?

Amelia: Sono a dieta ma ne prendo un pezzo piccolo piccolo (i.); ne vorrei uno più grande ma la mia nutrizionista non ne sarebbe felice e poi questa dieta fallirebbe anche se sto seguendo tutte le regole (ii.). Anche la mia amica Martina sta facendo la stessa dieta e mi ha detto che perso tanti chili, secondo me sta mentendo, non le credo (iii.). Comunque ci ho ripensato: non lo prendo, grazie! (iii.)

Amelia, con questo enunciato (h), viola involontariamente le massime di Grice: (i.) è possibile che sia implicato il voler compiacere Marco ma non è rispettata la chiarezza e la pertinenza rispetto all’enunciato precedente; tale violazione continua anche con (ii.) dove vengono fornite informazioni aggiuntive non richieste esplicitamente da Marco; in (iii.) viene supposto qualcosa di cui si hanno le basi certe, non rispettando la massima di qualità che prevede un enunciato veritiero e fondato su certezze; infine in (iiii.) Amelia si contraddice e rifiuta la torta andando contro la sua voglia di mangiarla.

Le violazioni delle massime possono essere eseguite anche volontariamente:

i) Marco: Ti è piaciuta la torta?

Amelia: Le decorazioni erano perfette

Nell'enunciato (i) Amelia risponde in conformità con le massime conversazionali ma trasgredendo in parte alla seconda relativa alla qualità, non affermando che la torta fosse buona e soffermandosi sull’aspetto estetico Amelia non ammette, omette, che la torta non le è piaciuta.

A conclusione di questa rapida analisi delle teorie di Grice, le quali vanno a integrarsi con quelle di Austin, è possibile dedurre gli atti linguistici sono più complessi dell’iniziale definizione basata

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sugli atti illocutori e prevedono un livello d’analisi multifattoriale comprendente della cooperazione tra le parti coinvolte nella comunicazione e la contestualizzazione della stessa.

In document 72013 e F20C1 (sider 32-38)